Risveglia il tuo Sé consapevole


"Benvenuti sul sito personale di Erio Maffi, autore di libri di psicologia e mindfulness


Ho dedicato la mia vita allo studio e alla comprensione della mente umana come insegnante, psicologo e autore. Ho scritto il libro "Super-io: Come trasformare la causa di ansia, depressione, bassa autostima e cattivi rapporti con gli altri" che, nella sua seconda edizione riveduta e ampliata, è stato molto apprezzato e ha ottenuto molte recensioni positive su Amazon.

La mia passione per la psicologia non si ferma qui, ho scritto anche un libro sulla mindfulness intitolato "Mindfulness: Corso mindfulness per principianti: Apprendi a praticare la mindfulness e ritrova la gioia e la pace mentale, con una pratica di soli 10 minuti al giorno" che è stato anch'esso molto apprezzato e pubblicato su Amazon.

La mia missione è aiutare le persone a raggiungere il loro pieno potenziale attraverso la comprensione e la pratica della psicologia e della mindfulness. Sfoglia il mio sito per saperne di più sui miei libri, i miei servizi e le mie attività, e scopri come possiamo lavorare insieme per migliorare la tua vita. "


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In questo post ti voglio parlare della terapia EMDR. Che cos’è e perché possiamo usarla?


Quindi, cos’è l’EMDR?


Beh, EMDR è l’acronimo di eye motion desensitization and reprocessing, che significa desensibilizzazione ed elaborazione tramite i movimenti oculari.


So che si tratta di un linguaggio difficile, tuttavia può essere molto descrittivo su cosa sia l’EMDR, e ci entreremo, e ti spiegherò esattamente come funziona con le mie capacità. Comunque ho bisogno che tu sappia che ho compiuto un’enorme quantità di studi su questo argomento. Ho sicuramente passato del tempo con tre diversi medici che fanno EMDR. Non sono informato in EMDR, e che non lo applico io stesso, ma ho osservato che è molto importante per molti dei miei clienti che sono colpiti da un trauma. Ora le basi dell’EMDR sono che è una terapia che si realizza in un periodo di tempo breve. Non c’è un numero fisso di sessioni che bisogna avere, ma è una terapia che al massimo dura un anno. Tutto è determinato dal tuo livello di traumatizzazione.

Alix Leduc – Consigli indispensabili per genitori felici e consapevoli

Tutto quello che devi sapere per crescere un figlio felice, dalla nascita all’adolescenza


Crescere un figlio maschio comporta, nella società attuale, una serie di difficoltà di cui i genitori rischiano di non essere sempre consapevoli.


Questo libro mette a confronto l’esperienza dei genitori e il parere degli esperti e presenta, in ordine alfabetico, vari aspetti della crescita e dell’educazione dei bambini, riportando di volta in volta esperienze di genitori, consigli di mamme, blogger e giornaliste esperte del settore, oltre a pareri di psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, logopedisti ed educatori


Ciascuna delle questioni più “spinose” che possono emergere nella vita con un figlio maschio viene presentata attraverso una scheda e spiegata in modo chiaro, facile da consultare.


Ogni argomento è trattato in modo onesto, senza tabù e con delle risposte chiare.


Obiettivo: crescere un figlio sereno senza preconcetti.

La guida più completa e aggiornata sulla terapia creata da Aaron Beck

Nata da un’intuizione di Aaron T. Beck all’inizio degli anni sessanta come psicoterapia per la cura della depressione, la terapia cognitiva si è poi sviluppata fino a essere applicata con successo nel trattamento di una vasta gamma di disturbi.


Nel 1995 Judith Beck, con la pubblicazione del libro “Cognitive Therapy. Basics and Beyond”, aveva prodotto una vasta sintesi sistematica della teoria e pratica della terapia cognitiva standard.


In questa importante e profonda revisione del fortunato volume, l’autrice è riuscita a rendere conto dell’impetuosa crescita, nell’ultimo ventennio, degli studi teorici e clinici in questo campo, senza compromettere la semplicità espositiva che caratterizzava il testo, traducendo la complessità della teoria in un’illustrazione chiara e corredata da numerosi esempi pratici.


Come nella prima edizione, anche in questo volume la Beck si serve di una paziente ideale, Sally, cui sono affiancati altri casi, per esporre varianti o problematiche particolari su specifici aspetti della psicoterapia.


Accanto a questo elemento di continuità stilistica, innumerevoli e sostanziali sono le novità di questa seconda edizione. Si parla innanzitutto di terapia cognitivo-comportamentale, e non più di terapia cognitiva, testimoniando un’integrazione tra i due approcci che convergono in un unico paradigma.


Presentazione di Aaron T. Beck

Indice

  • Introduzione alla terapia cognitivo-comportamentale
  • Panoramica del trattamento
  • La concettualizzazione cognitiva
  • La seduta di valutazione
  • Struttura della prima seduta terapeutica
  • Attivazione comportamentale
  • La seconda seduta e oltre: struttura e formato
  • Problemi relativi alla strutturazione della seduta terapeutica
  • Identificare i pensieri automatici
  • Identificare le emozioni
  • Valutare i pensieri automatici
  • Rispondere ai pensieri automatici
  • Identificare e modificare le credenze intermedie
  • Identificare e modificare le credenze di base
  • Tecniche cognitive e comportamentali aggiuntive
  • Le immagini
  • I compiti a casa (homework)
  • Conclusione e prevenzione delle ricadute
  • Pianificazione del trattamento
  • Problemi nella terapia
  • Fare progressi come terapeuta cognitivo-comportamentale

Appendice A. Scheda cognitiva riassuntiva del caso (Cognitive Case Write-up)

Appendice B. Risorse per la terapia cognitivo-comportamentale

Appendice C. Scala di valutazione della terapia cognitiva (Cognitive Therapy Rating Scale)

Questo video spiega che cosa è la mindfulness:

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Perdita di un amore

Quando qualcuno di caro muore, noi incontriamo tutta la disperazione, lo sgomento e la solitudine che porta con sé questa perdita. Ecco che le persone intorno cercano di starci vicine come possono e in qualche modo, anche se non sempre nel modo giusto. La società intorno ci “aiuta” ad attraversare il dolore con una serie di rituali che ci permettono di accettare e superare l’accaduto.


Ci sono però altri lutti che invece restano nascosti, e che a volte sono anche presi senza riguardo perché la persona perduta non è morta, ma semplicemente non fa più parte della nostra vita. Queste sono le perdite di un amore, che possono essere una separazione, un divorzio, o anche semplicemente un lasciarsi.


In questi casi non solo è più difficile ottenere il sostegno di chi ci è intorno, perché è facile sentirsi dire: “Ma dai, passerà, non farne una tragedia! Spesso siamo noi i primi a non renderci conto di stare attraversando un vero e proprio lutto. Semplicemente crediamo di essere tristi, depressi magari, senza capire bene il motivo.


Attraversare un lutto non significa solo essere tristi e non è solo sentirsi un po’ giù. Il lutto dovuto alla perdita di un amore è un percorso, un viaggio che ognuno di noi deve fare per entrare in contatto, attraversare e poi superare il dolore, la rabbia, la disperazione e tutte le altre difficili emozioni che ci portiamo dentro dopo una ferita.


Quali sono le tappe di questo viaggio? E come puoi scoprire a che punto sei anche tu nel tuo personalissimo processo di elaborazione?


Elisabeth Kubler Ross, psichiatra svizzera, identifica il processo di elaborazione del lutto dividendolo in 5 fasi:


Fase della negazione o del rifiuto: corrisponde di solito al primo momento dopo la perdita. Il momento in cui la realtà si insinua cruda a rompere le nostre aspettative, i nostri sogni e le nostre convinzioni circa il “come sarebbe stato”. È la fase del: “Non può essere vero?”, “Ma sei davvero sicuro?”, “Ma cosa dici?”. È la fase in cui vorremmo che si trattasse solo di un brutto sogno.


Fase della rabbia: dopo la negazione iniziano a manifestarsi emozioni forti quali rabbia e paura, che esplodono in tutte le direzioni: se stessi, l’altra persona, terze persone. La tipica domanda di questa fase è “perché proprio a me?”.


Fase della contrattazione o del patteggiamento: in questa fase si cerca di portare in qualche modo la realtà e l’altra persona dalla nostra parte. Magari andiamo sotto casa sua a supplicare promettendo che cambieremo, o ci illudiamo che si tratti solo di una decisione temporanea e che di certo l’altro tornerà da noi. È una fase in realtà già un po’ positiva, perché proprio nella speranza che le cose tornino a posto, ritroviamo in noi la motivazione per migliorarci e cambiare ciò che tendevamo a rimandare o a prendere sottogamba.


Fase della depressione: all’improvviso, dopo esserci illusi di poter ricostituire e riavere quell’amore perduto, un pensiero si insinua nella mente “e se invece l’avessi perso per sempre?”. È il momento in cui ci coglie lo sconforto e in cui il dolore, in tutta la sua potenza, viene a straziarci. Pianti nel cuore della notte, senso di vuoto. Disperazione. Intensa nostalgia.


Fase dell’accettazione: solo alla fine del percorso di elaborazione si arriva ad un momento in cui la nostra percezione della perdita inizia a cambiare. In qualche modo miracoloso cominciamo a farcene una ragione e a guardare al passato e alle cose accadute in maniera diversa. È il momento in cui riusciamo anche a guardarci indietro senza morire dentro e magari, chissà, sorridere dei bei momenti, pronti ad andare avanti con le nostre vite.


Ora il punto è che il processo di elaborazione del lutto non è mai lineare, anzi, è più che altro una spirale, quindi non dovrai spaventarti di vederti fare passi avanti per poi farne due indietro.

Ciò che è davvero importante è non fermarsi e non restare bloccati in una delle fasi, perchè questo può portare anche alla dipendenza affettiva.

Benefici del silenzio

Thich Nhat Hanh

D: Potrebbe dirci qual è il beneficio del silenzio e come possiamo portarlo nelle nostre case?


R: Molti di noi hanno capito in questi ultimi giorni silenziosi che il silenzio può essere molto bello. Hanno capito che ci sono moltissime cose che non abbiamo bisogno di dire, e che possiamo conservare energia e tempo per fare altre cose che possono aiutarci a guardare più in profondità dentro di noi e dentro le cose intorno a noi.


Se sei spinto dalla tua abitudine a dire qualcosa, prova a non dirlo. Prendi un taccuino e scrivilo. Un giorno o due più tardi, leggi che cosa hai scritto e potresti scoprire che sarebbe stata una cosa orribile da dire. Così, a poco a poco, diventi più padrone di te stesso, e sai che cosa dire e che cosa non dire.


Ricordo di aver suggerito ad una sorella di praticare il silenzio. Lei era una monaca delle più anziane e aveva alcuni semi negativi che le impedivano di essere completamente felice. Era leggermente troppo severa con le altre monache. Le feci notare che era una persona con molte buone qualità, era molto intelligente e avrebbe potuto fare felici molte persone se solo avesse imparato a stare in silenzio e a parlare solo quando era strettamente necessario.


Le proposi di usare solo tre frasi per tre mesi. Poteva ripetere queste tre farsi quante volte voleva (ride) e le dissi che se lo avesse praticato per una settimana, si sarebbe già sentita meglio.


La prima frase a sua disposizione era: “Cara sorella, c’è qualcosa che posso fare per te?” (ride). La seconda frase era: “Ti è piaciuto il modo in cui ti ho aiutato?” (ride). La terza era: “Hai qualche consiglio da darmi per migliorarmi?” (ride). Se avesse imparato a dire queste cose, avrebbe potuto aiutare molte persone e la felicità sarebbe tornata nel suo cuore molto velocemente.


Anche in famiglia possiamo praticare il silenzio. Possiamo chiedere agli altri membri della famiglia di accettare di praticare il silenzio per tre giorni a settimana. Sarà di grande beneficio. Ci sarà una vera trasformazione dopo un breve periodo di pratica.


Thich Nhat Hanh

La vita è sogno

LA VITA E’ SOGNO.

Un uomo voleva diventar ricco, e tutti i giorni andava a pregare Dio affinché esaudisse il suo desiderio. Un giorno d’inverno, tornando dalla preghiera, vide, imprigionato nel ghiaccio che copriva la strada, un grosso portamonete, e subito si credette esaudito. Ma poiché il portamonete resisteva ai suoi sforzi, vi orinò sopra per sciogliere il ghiaccio. E fu allora che… si svegliò nel letto bagnato. Così è la nostra vita.


L’Illuminazione non è una condizione particolare dello spirito, né uno stato di coscienza trascendente: è un ridestarsi alla vita.


Il maestro Takuan stava morendo. Andò da lui un discepolo e gli chiese quale fosse il suo testamento. Takuan rispose che non ne aveva, ma il discepolo insistette: «Non hai proprio nulla… nulla da dire?».


«La vita è sogno» disse, e spirò.

La mente errante ci rende infelici

Come sai, la nostra mente è errante, nel senso che si perde e vaga tra molti pensieri e sensazioni. Uno studio ha rivelato che quasi la metà dei nostri pensieri non sono legati a quello che stiamo facendo. La nostra mente si perde e vaga. Questo dato statistico è molto eloquente e va a sollevare due interrogativi: Come fa questa attività cerebrale ad influenzare la nostra felicità? Ci rende più felici, oppure no?”


Gran parte della ricerca sui fattori che contribuiscono alla felicità si è concentrata su fattori come: reddito, sesso, istruzione, e matrimonio, ecc. Ma lo psicologo di Harvard Matt Killingsworth ha affermato: “Fattori come questi non sembrano avere effetti particolarmente rilevanti. “

Sembra, infatti secondo Killingsworth, che gli aspetti fugaci la nostra vita quotidiana, ad esempio quello che stiamo facendo, con chi siamo e quello che stiamo pensando, hanno una grande influenza sulla nostra felicità. Eppure gli stessi fattori, sono risultati più difficili da studiare per la maggior parte degli scienziati. Questo ha spinto Killingsworth e Daniel T. Gilbert a verificare l’influenza che tali situazioni hanno sulla felicità.



Guarda il video di Matt Killingsworth:

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La ricerca effettuata a Harvard

Lo studio di Harvard dal titolo “La mente errante è una mente infelice”, ha fatto uso di una tecnica non convenzionale nota come esperienza di campionamento – dove le persone sono state interrotte a vari intervalli nelle attività che svolgevano durante il giorno.


Questa tecnica è estremamente potente e consente di trovare modelli di grandi dimensioni nel pensiero e nel comportamento umano. Essa sviluppa un ritratto di un individuo e va a trovare correlazioni distinte tra pensieri, azioni e felicità. Gli psicologi stanno sviluppando anche un app su iPhone per ‘assaggiare’ pensieri, sentimenti ed azioni. Per tutto il giorno ed a intervalli, le persone sono state invitate ad eseguire un breve questionario che chiedeva la loro esperienza del momento, appena prima di un segnale ben preciso che ricevevano.


È stato chiesto loro:


Come si sentivano (su una scala da pessimo a molto buono), su quello che stavano facendo; (è stato chiesto di eseguire 22 attività, tra cui guardare la tv e mangiare).


Gli è stato domandato se stavano pensando a qualcos’altro mentre eseguivano una specifica attività. Naturalmente i soggetti potevano rispondere sì o no a quest’ultima domanda.


Se stavano pensando a qualcos’altro è stato chiesto loro se i sentimenti erano neutrali, piacevoli o spiacevoli.


L’esperimento è stato fatto da un gruppo eterogeneo, di 15.000 persone – età 18-80, che rappresentano una vasta gamma di reddito, livello di istruzione, stato coniugale e nazionalità. Questo ha permesso ai ricercatori di raccogliere oltre 650 000 rapporti in tempo reale.


Risultati della ricerca:


Il risultato più importante che è emerso dalla ricerca è che la nostra mente vaga verso l’infelicità


Lo studio ha riscontrato che il 47% delle volte, le persone stavano pensando a qualcosa di diverso dal loro attività corrente. Questo variava tra le 22 attività – il 65% mentre faceva la doccia, il 50% quando lavorava, il 40% nell’esercizio fisico, fino al 10% mentre faceva sesso.


A parte il sesso, le menti delle persone erano altrove per almeno il 30% del tempo. Le nostre menti vagano per una notevole quantità di tempo, anche quando siamo a riposo e non dobbiamo pensare a nulla in particolare.


Secondo questa ricerca psicologica, se la vostra mente vaga spesso, c’è una probabilità dell’85% che si divenga inconsciamente infelici. Questa ricerca supporta tale dato.


La ricerca ha constatato che le persone erano significativamente meno felici, quando le loro menti vagavano rispetto a quando erano concentrate e presenti nell’attività che stavano svolgendo.


Ecco quello che afferma Killingsworth: “Quanto più spesso la mente di una persona vaga, molto più spesso sarà incline all’infelicità”.


Questo vale per tutte le 22 le attività e indipendentemente da ciò che la persona sta facendo, anche se non era un’attività piacevole, come per esempio, recarsi al lavoro.


Ciò può essere spiegato dal fatto che quando la nostra mente vaga, spesso pensiamo a cose negative e spiacevoli. Ad esempio, le nostre preoccupazioni, le ansie e anche i nostri rimpianti. Questi, a loro volta, hanno un grande impatto sulla nostra felicità.

La mindfulness influisce sulla nostra felicità.

I dati dello studio del gruppo di ricercatori di Harvard, sottolinea anche il fatto che la tua felicità non è determinata dal modo in cui si spende la nostra giornata. Piuttosto riguarda la presenza mentale, cioè la mindfulness.


Siamo in uno stato di mindfulness o presenza mentale, quando abbiniamo i nostri pensieri alle nostre azioni specifiche. La mindfulness è un enorme fattore predittivo della nostra felicità e dovrebbe essere coltivato per una vita più felice.


Tuttavia, come ha detto Killingsworth, “La lezione qui non è che dobbiamo smettere di far vagare la mente, dopo tutto, la nostra capacità di rivisitare il passato e immaginare il futuro è estremamente utile e un certo grado di mente errante è probabilmente utile.”


Ciò che propone Killingsworth è usare delle tecniche per fare in modo di non far vagare troppo la nostra mente, (ad esempio, con la pratica della mindfulness) La pratica della mindfulness può anche servire a migliorare la qualità della vita e ci aiuta a far fronte in modo più efficace ai momenti difficili e ad ottenere una maggiore fruizione da quelli buoni, che ci rendono più felici.

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